Tradizionalmente il fico costituisce una tipologia di frutti generalmente associati ad un elemento vegetale raccolti e consumati in un contesto di maturazione specifico, ossia quando questi diventano particolamente zuccherini e sono perciò particolarmente ambiti, nonostante l’ingente apporto di calorie. Il fico viene ovviamente ricavato dall’omonimo albero che è molto presente nella storia umana. Anche il fico però pur essendo classificato come frutto, nasconde di qualche curiosità a partire dalla terminologia stessa: il fico è effettivamente considerabile un frutto?
Cosa rende un frutto e cosa no?
Ecco la risposta.
Il fico è veramente un frutto? La verità è…
Il fico è primariamente una pianta dall’aspetto non dritto ma abbastanza contorto, proveniente da una zona corrispondente oggi alla zona occidentale della Turchia, introdotto in Itaia così come nel resto dell’Europa molti secoli addietro.
L’albero può arrivare a sfiorare i 9-10 metri, dalle foglie lisce, grandi e asciutte, che si sviluppano dai rami dall’aspetto flessibile e tenero. E’ una pianta che fiorisce due volte, la prima sviluppa generalmente intorno all’inizio dell’estate delle infioriscenze conosciute come “fioroni”, mentre la seconda che avviene qualche mese dopo, sviluppa la seconda infioriscenza, che è costituita dai fichi che normalmente consumiamo.
Ma in realtà questi non sono frutti, ma dal punto di vista biologico di tratta di fiori che producono internamente semi, gli acheni. Quelli che mangiamo sono quindi le infioriscenze, un insieme di mini infioriscenze che biologicamente e strutturalmente rappresentano una sorta di fiore “al rovescio”.
Ciò rende la definizione di frutto non corretta, almeno nella parte edibile che è quella interna, di tipo rossastro, i veri “frutti” come per le fragole sono per l’appunto i semini, anche la fragola viene definita come una tipologia di “falso frutto”.
In particolare il fico necessita di impollinazione da parte di specifiche tipologie di moscerini o anche un’unica forma di vespa conosciuta proprio come vespa del fico, che depone le proprie uova, nello specifico nel frutto “Maschio”. Questo ha portato nel corso degli anni la prospettiva di trovare una “carcassa di vespa” all’interno di questi frutti, condizione in realtà molto rara: la vespa infatti è naturalmente pronta a sacrificarsi per proseguire il ciclo vitale della propria progenie proprio sviluppando le uova nella polpa del frutto, che è dotata di un particolare enzima che fondamentalmente “dissolve” il corpo della vespa, anche se solo in alcuni casi non è in grado di farlo in maniera totale.
Non bisogna quindi evitare di mangiare fichi con il timore di trovare un “pezzo di vespa”.