Per buona parte del 20° secolo emissioni un tempo estremamente impattanti dal punto di vista economico sono state soggetto di rivalutazione dovuto a vari eventi che hanno scaturito un deprezzamento delle vecchie monete e banconote e ciò è divenuto molto evidente durante la seconda metà del secolo scorso: con il secondo dopoguerra emissioni come la 10 lire hanno “cambiato aspetto” ma anche struttura monetaria e sono divenute perlopiù emissioni comuni, anche se per svariate decadi le 10 lire erano concepite soprattutto d’oro ed avevano quindi un rilevante impatto economico, che mantengono ancora ancora oggi, ma come oggetti da collezione e di valore.
Concepite proprio in lega d’oro fin dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, le 10 lire sono state concepite in varie tipologie e forme specifiche.
In questo articolo esamineremo in particolare una forma di moneta da 10 lire particolarmente interessante, sicuramente molto rara ma non impossibile da trovare.
10 lire d’oro, se la trovi diventi ricco: ecco quanto vale
L’oro è considerato da interi millenni uno dei materiali migliori per essere lavorato, ed essendo ancora tendenzialmente raro rispetto a numerose altre risorse minerarie, risulta essere anche ambito come pochi: la duttilità dell’oro resta indiscussa, anche se oggi non viene utilizzato per la maggior parte delle monete, se non quelle commemorative o per funzioni particolari.
Tra le 10 lire concepite in oro spiccano alcune molto particolari ed anche esteticamente affascinanti, come le primissime concepite durante i primi anni del regno d’Italia, rispettivamente nel 1861, poi nel 1863 e 1865.
Emissioni tutte riconoscibili dal volto di Vittorio Emanuele II, che possono essere riconoscibili dal diametro di 18,5 mm oppure di 19 o 19,5 mm. Concepite fino al 1865, sono state poi ritirate proprio in questo specifico anno, alcune tipologie hanno la testa del re più grande o più piccola.
Un esemplare del 1863 vale mediamente, che misura 18,5 mm è la meno rara ma vale comunque tra i 100 ed i 350 euro a seconda delle condizioni di conservazione, mentre gli esemplari che sono grandi 19,5 di diametro sono i più rari, e considerando un pezzo del 1863 possono valere da circa 300 euro se in buono stato fino ad oltre 2000 euro per un pezzo in eccellente stato di conservazione.
Poco inferiore la valutazione per gli esemplari del 1865, nuovamente da 18,5 mm che valgono tra i 200 ed i 1500 euro, mentre i più rari in assoluto sono quelli del 1861, concepiti come per gli altri presso la zecca di Torino e che valgono migliaia di euro (ne esistono anche molti falsi, quindi vanno controllati con attenzione) con valori fino a oltre 20 mila dollari, che partono da una base di 3000 euro se ben conservati.