La lira ha iniziato il suo compendio di emissioni di monete e banconote fin dall’inizio dell’Ottocento, in quanto nella prima metà del 19° secolo è stata impiegata in vari regni e ducati del nord Italia per poi diventare la valuta unica di tutto il paese con l’Unificazione italiana, completata nel decennio 1870. Le lire italiane sono state coniate in varie emissioni, in altrettante leghe metalliche tra le quali oro e argento e proprio tra le vecchie moneter spicca una molto particolare, che è stata coniata durante un periodo molto tumultuoso ma non così remoto.
L’argento è stato poi progressivamente abbandonato dal secondo dopoguerra, se non in poche emissioni. Questa moneta oggi ha un valore storico oltre che collezionistico rilevante.
Quanto vale la seguente monete concepita in una ricca lega d’argento? Ecco la valutazione e la storia che ha dietro.
Se trovi queste vecchie lire d’argento sei ricco: ecco di quale si tratta
La seguente moneta è una delle ultime emissioni da 10 lire concepite durante il periodo monarchico del nostro paese, corrispondente alla variante “imperiale” infatti è chiamata 10 lire impero, coniata tra gli anni 30 fino al 40 del Novecento.
Molto influenzata dal periodo imperiale durante l’epoca fascista, il fascio littorio è infatti presente, come supporto di una raffigurazione allegorica dell’Italia in una forma femminile mentre regge nell’altra mano una rappresentazione in miniatura della vittoria. Presente l’anno di coniatura a sinistra e in numeri romani l’anno di epoca fascista della moneta in questione.
Il fascio è anche presente accanto al simbolo di casa Savoia, in piccolo, sulla destra del dritto della moneta. Il retro è costellato dal volto di Vittorio Emanuele III, re fino al 1946, anno in cui la monarchia è stata abolita dopo i risultati del Referendum.
Quanto vale? Dipende dall’anno oltre che ovviamente dallo stato di conservazione del pezzo: un esemplare del 1936 non è così raro ma può comunque far guadagnare da circa 30 euro se in buono stato fino a oltre 200 euro se in Fior di Conio, ancora più interessanti sono gli esemplari successivi, come ad esempio un pezzo del 1937 che è assolutamente raro, e che può valere oltre 3000 euro se in ottimo stato. Negli anni successivi, anche per le restrizioni economiche, la produzione di queste monete d’argento si è ridotta drasticamente e per questo motivo ogni singolo esemplare concepito dalla zecca di Roma vale anche fino a 13 mila euro.
Un pezzo del 1936 con la scritta PROVA può valere tra i 500 ed i 2000 euro.